Articolo realizzato da Annalisa Andreini
Scrittrice e Blogger

Il Mostaccino è un biscotto speziato tipico della città di Crema, preparato esclusivamente nei confini cittadini: rappresenta il primo prodotto De.Co del Comune di Crema. In dialetto cremasco viene chiamato “Mustacì”, un termine che deriva probabilmente da un modo gentile popolare di indicare la forma ovale del volto di un bambino.
Il biscotto infatti ha una caratteristica forma a losanga.
Una ricetta storica, scritta in una documentazione non datata, elenca i suoi semplici ingredienti: 24 once di farina bianca (ogni oncia corrisponde a 28 grammi), 24 once di zucchero, grasso e alcune droghe a piacere. È stata tramandata ai pasticceri cittadini dall’architetto Marco Ermentini e dallo storico droghiere di Crema, Amilcare Cazzamalli (oggi novantenne e socio fondatore della Confraternita del Tortello cremasco), che ha rifornito per generazioni i cittadini cremaschi ed era specializzato nella fornitura degli ingredienti per la farcia del tortello cremasco.
La ricetta, attualizzata, oggi viene utilizzata da alcuni pasticceri cremaschi, che la seguono in modo scrupoloso, con alcune piccole varianti solo nella scelta delle spezie, un mix di droghe, che devono essere opportunamente bilanciate affinché nessuna prevalga sulle altre.

Lo studio di un’alchimia perfetta

Gli ingredienti sono farina bianca, zucchero, burro, uova, cacao, farina di mandorle (o mandorle tritate) e la combinazione di alcune spezie: cannella, noce moscata, chiodi di garofano, macis, semi carvi, anice stellato, semi di coriandolo, pepe nero(facoltativo).
La prerogativa della preparazione di questo biscotto è quella di partire da un impasto già cotto e solitamente si predilige il Pan di Spagna secco. Un tempo si utilizzavano anche gli avanzi di pasta frolla.
Alla base già cotta e sbriciolata si aggiungono poi man mano gli altri ingredienti. Una volta realizzato l’impasto, dopo il consueto periodo di riposo, viene steso a mano con l’ausilio di un mattarello o della sfogliatrice.
E arriva così il momento del taglio dei biscotti: si utilizza uno stampo a losanga o uno stampo a cartoncino a forma di foglia, che poi si taglia col coltello.
La cottura finale dei biscotti, posizionati in modo distanziato sulle teglie da forno, viene fatta una sola volta.
Il biscotto Mostaccino viene venduto in alcune pasticcerie e panetterie cremasche sfuso o confezionato e, tra gli ingredienti, compare in modo evidente il logo della Denominazione Comunale d’Origine.

Ipotesi sulla sua storia

L’ipotesi più accreditata è che il biscotto Mostaccino sia nato a Crema, favorito dai commerci che intercorrevano tra la città, sotto il governo della Serenissima, e Venezia in epoca rinascimentale: due territori da sempre ricchi di tradizioni e prodotti culinari. Le testimonianze lo attestano intorno alla metà del XVII secolo.
Le spezie, che giungevano da Venezia, viaggiavano per tempi molto lunghi attraverso galee e territori spesso sconnessi e quindi si potevano facilmente inumidire e deteriorare, così all’epoca potrebbero aver pensato all’alternativa di realizzare un biscotto secco, che le potesse racchiudere e conservare più a lungo.
Nacque così, probabilmente, il biscotto Mostaccino, che si presentava come un prodotto più facilmente trasportabile e conteneva già al suo interno l’insieme di spezie dosate in modo equilibrato.
Una leggenda popolare racconta che le spezie viaggiavano dentro dei forzieri, piccoli bauli e cassettoni per andare poi ad arricchire le tavole imbandite della nobiltà. Quando sono giunte nelle cucine delle famiglie nobiliari cremasche qualche massaia o donna di servizio può aver pensato di raccogliere i rimasugli delle spezie (mischiate fra loro) contenute in uno di questi cassettoni e di impastarle per realizzare un biscotto speziato, partendo da una base già fatta e disponibile in cucina. Si usavano per esempio gli avanzi della pasta frolla o le rimanenze delle torte morbide da credenza.
Il Mostaccino, quindi, potrebbe essere stato ideato proprio da questo tentativo di recuperare le spezie e questo spiega perché si trova solo nella città di Crema e non nel territorio circostante.
A giustificare il legame profondo tra la Regione Veneto (e l’aria d’Oriente) e la città di Crema è la presenza di alcuni biscotti, che evidenziano l’uso massiccio delle spezie nell’impasto.
Le spezie fungono perciò da filo conduttore.
Originari di Bassano del Grappa sono, ad esempio, i “Forti bassanesi”, biscotti speziati di colore marrone scuro realizzati con melassa, cacao amaro, farina, zucchero, mandorle, burro, uova, briciole di Pan di Spagna e spezie (pepe nero, chiodi di garofano, noce moscata, zenzero), molto vicini al Mostaccino nel sapore, nella forma e nella consistenza.
Altro biscotto molto simile al Mostaccino è il biscotto tipico veneziano “Florian”, anch’esso fortemente speziato.
Un’altra ipotesi plausibile per la nascita del biscotto tipico cremasco è quella austro-ungarica, che ha influenzato in parte la tradizione gastronomica cremasca con un’alternanza tra dolce e salato e la prevalenza dominante delle spezie, tra cui soprattutto cannella, pepe nero, noce moscata, semi carvi e anice stellato.
Un esempio affine al Mostaccino si potrebbe riscontrare nel biscotto speziato “Speculoos”, tipico del Belgio (apparso nel corso dell’Ottocento), e dei Paesi Bassi. È di colore bruno ed è a base di burro, zucchero di canna, miele e spezie, tra cui cannella, zenzero, noce moscata, chiodi di garofano e pepe nero. Il nome stesso sembra derivare proprio dal latino e indicare la presenza delle spezie.
In comune con il Mostaccino ha il profumo intenso, il colore marrone-nocciola e l’utilizzo di uno stampo ma non la consistenza perché, a differenza del Mostaccino, che è molto secco, risulta più friabile. Entrambe le ipotesi storiche sono comunque strettamente collegate al commercio, che interessava la città di Crema, come uno dei punti nevralgici della pianura padana tra Oriente e Occidente, e all’utilizzo delle spezie, che giungevano a Crema da diverse realtà geografiche e che hanno poi contaminato la cucina originaria del territorio conferendole dei sentori particolari.
Pertanto, le due ipotesi si integrano e compensano a vicenda.

Come può essere degustato?

Può essere gustato in purezza come biscotto secco, anche in abbinamento ad un vino liquoroso, ma il suo utilizzo primario è legato alla preparazione del ripieno del tortello cremasco, in cui viene grattugiato e amalgamato agli altri ingredienti.
È sempre stato utilizzato per valorizzare la ricetta di questo piatto tipico del territorio e ottimizzare l’utilizzo delle spezie, che altrimenti sarebbero risultate più dispendiose da reperire, da dosare e utilizzare. Ha avuto, quindi, (e ha tuttora) la funzione di dare lustro e ricchezza al tortello cremasco, conferendo alla farcia un gusto e un sentore unici.
Ha rappresentato uno strumento utile per gestire la grammatura delle numerose spezie in modo equilibrato.
Col tempo è diventato sempre più di uso e consumo nella città di Crema, tanto da comparire anche in altre preparazioni dolci e salate. Lo si ritrova sia in ricette antiche, come i ripieni di alcune carni da cortile o in abbinamento alla verza (per una famosa ricetta cremasca chiamata “Pipèto”, uno stufato preparato con verza, parmigiano, burro, uovo e aglio) che in ricette più moderne e in recenti sperimentazioni, come il Caffè Cremaschino e il biscotto “Spisighì”.
È stato anche utilizzato come base di un tiramisù al bicchiere durante la Festa del Torrone di Cremona edizione 2024.

Presentazione della De.Co.

Durante la Festa del Salame Nobile Cremasco edizione 2025 l’assessore al commercio di Crema Franco Bordo ha presentato, insieme alla Confraternita del Tortello Cremasco, la relazione sul biscotto Mostaccino preparata e redatta dalla Commissione De.Co. di Crema.

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